Intervista con l’Arch. Zenoni: il futuro sostenibile dei nostri parchi
Nel cuore della Lombardia, l’Arch. Simone Zenoni, Presidente di AIAPP Lombardia, ci accompagna in un viaggio tra natura e progettazione sostenibile. In questa intervista esclusiva per l’Almanacco di Terra Solida, intitolato “Il sentiero nel giardino”, Zenoni condivide la sua passione per l’architettura del paesaggio. Attraverso i suoi racconti, scopriamo il profondo legame tra il contesto naturale, la cultura del luogo e le soluzioni sostenibili adottate nei progetti di riqualificazione urbana. Con un tono gentile e riflessivo, Zenoni ci invita a considerare la bellezza e l’importanza di spazi verdi sani, integrati armoniosamente nel territorio. Una conversazione che stimola riflessioni su come possiamo costruire un futuro più rispettoso della natura e del nostro patrimonio culturale
Può parlarci della sua esperienza con l’analisi del sito?
Conoscevo il sito prima ancora di affrontare il progetto che mi è stato commissionato dal Comune di Bergamo. Ho la fortuna di abitare poco distante e di conoscere i luoghi da quando ero ragazzino. Il parco del Quintino, dove ho sperimentato per la prima volta la terra solida, è un piccolo ma prezioso parco di quartiere, frequentato da famiglie e dai ragazzi delle vicine scuole primarie e dell’infanzia. Non solo, il parco ospita un complesso di orti urbani da me progettato negli anni precedenti, dunque conoscevo bene le caratteristiche pedologiche ed ambientali del sito, fortemente condizionate dalla scarsa permeabilità del suolo argilloso che determinava il ristagno delle acque piovane in superficie.
Può descrivere il suo processo di progettazione dall’ideazione al completamento?
Il progetto di riqualificazione del parco del quintino aveva, tra gli obiettivi principali, quello di riqualificare complessivamente le aree fruibili, implementare la dotazione arborea esistente, ridefinire la qualità complessiva dei percorsi, i quali erano realizzati in calcestre. Il problema principale era il ristagno delle acque piovane, soprattutto lungo i tratti di valle dove l’acqua ristagnava a causa di un suolo costipato. La scelta progettuale è immediatamente caduta nell’uso di una pavimentazione permeabile che avesse un carattere di sostenibilità e compatibilità ecologica, caratteristiche rispettate dalla Terra Solida.
Come si avvicina all’incorporazione del contesto culturale e storico nel suo design?
Come architetto e progettista del paesaggio sono stato formato attraverso culture e principi di lettura profonda del contesto. La lettura e la comprensione di un luogo dovrebbero costituire sempre la condizione preliminare di ogni progetto, di architettura e di paesaggio. Non conosco altre modalità che considero semplicemente errori progettuali. Non amo infatti molte delle architetture contemporanee, frutto di scelte ipertecnologiche e astratte rispetto ai luoghi in cui si collocano. A questo proposito, senza volere polemizzare, trovo sbagliato il termine design nel progetto di paesaggio, perché implica proprio una pericolosa astrazione del disegno rispetto al luogo.
Qual è la sua esperienza diretta con la progettazione di pavimentazioni naturali e permeabili?
Da quando progetto parchi e giardini cerco sempre di utilizzare superfici pavimentate che siano il più possibile naturali e compatibili con l’ambiente. Non credo sia utile progettare un giardino con materiali pericolosi o tossici come le resine o altri materiali derivati dal petrolio come la plastica. Sono fermamente convinto che un giardino, un parco, debbano essere luoghi sani e belli, dove la natura possa esprimere le qualità che le sono proprie. Perché dovremmo usare la plastica in un giardino? Usare materiali naturali e permeabili significa rispettare le condizioni di vita delle piante, per questo ho trovato molto utile e interessante sperimentare la Terra Solida.
Come si presenta il paesaggio riqualificato nel verde e nelle superfici di mobilità e stazionamento dopo anni dalla sua realizzazione? Quale l’armonia e l’integrazione che il design ritrova nell’utilizzo degli spazi?
Il concetto di tempo è insito nel progetto di paesaggio. Quando progetto un parco o un giardino, avvio un processo di cui difficilmente posso controllarne l’evoluzione. Questo rappresenta al tempo stesso la difficoltà e la bellezza del nostro lavoro. La messa a dimora di alberi, di arbusti e di superfici a prato equivale alla creazione di un piccolo paesaggio, un pezzo di natura che evolverà nel tempo attraverso leggi e principi autonomi, indipendenti dalle nostre volontà. Noi possiamo controllare l’evoluzione attraverso azioni manutentive, ma i processi naturali sono indipendenti da noi e così anche quelli dell’invecchiamento dei materiali artificiali che utilizzeremo. Nei giardini storici che ancora oggi possiamo visitare in Italia, la maggior parte delle pavimentazioni sono realizzate in ghiaino. Sono pavimentazioni a bassissimo costo realizzativo, parzialmente permeabili, gestite nel tempo con costanti azioni manutentive. Oggi invece rincorriamo la perfezione con materiali sempre più costosi e fragili, sarebbe opportuno imparare dal passato per guardare al futuro.
Siamo onorati di aver avuto l’opportunità di ascoltare le riflessioni dell’Arch. Simone Zenoni, un professionista che condivide la nostra visione di un’architettura del paesaggio sostenibile e in armonia con l’ambiente. Il suo approccio sensibile e rispettoso del contesto naturale è una fonte di ispirazione per chiunque creda che i nostri spazi verdi debbano essere sani, belli e durevoli nel tempo. Terra Solida è orgogliosa di contribuire a progetti che, come quelli di Zenoni, mirano a un futuro dove la natura e l’architettura convivano in perfetto equilibrio.