
Quando la natura incontra l’arte: la visione di Beppe Marchi
Nel cuore pulsante di Ferrara, l’architetto Beppe Marchi ci guida in un viaggio alla scoperta di un paesaggio che si trasforma in laboratorio di natura e innovazione. Con uno sguardo attento e una sensibilità profonda, Marchi rivisita il rapporto tra costruito e ambiente, esplorando soluzioni sostenibili e rispettose della storia locale. In questa intervista, il progettista ci racconta le sfide e le opportunità che emergono dall’interazione tra tecnologie moderne e natura. Un racconto appassionato che invita a riflettere sul futuro del design e della nostra convivenza con il territorio. Un dialogo sincero che apre nuove prospettive concrete sul rapporto uomo-ambiente.
Design del paesaggio moderno: Quali sono le caratteristiche distintive del design del paesaggio moderno e come queste si integrano con le esigenze ambientali e sociali attuali?
“Non sono convinto si possa parlare di design del paesaggio moderno in termini assoluti: come avviene per i progetti di architettura, è il contesto in cui ogni progetto si inserisce a guidarne suggestioni, caratteristiche, potenzialità, arrivando perfino, in taluni casi, a connotarne aspetti legati all’espressione formale – pur declinati secondo la sensibilità del momento. Io credo che le esigenze sociali, e ancora più quelle ambientali nei progetti legati al paesaggio, debbano dettare il design: credo che la modernità di un progetto stia più in questo tipo di sensibilità e di approccio metodologico che non in scelte formali finalizzate a lasciare l’impronta del progettista.”
Tecnologie e progettazione sensibile: In che modo l’uso di tecnologie innovative può migliorare la progettazione sensibile del paesaggio e quali esempi concreti può condividere riguardo a progetti in cui questa sinergia ha avuto successo?
“In un’epoca di grande velocità dal punto di vista delle innovazioni tecnologiche, diviene quanto mai delicato il tema dell’utilizzo della tecnologia a supporto della progettazione del paesaggio, il cui fondamento culturale deve rimanere, dal mio punto di vista, saldo e irremovibile: il rispetto della natura – ‘Il giardino è il laboratorio di un rapporto uomo-natura dove il giardiniere, dopo averlo studiato, collabora con il “potere di invenzione della natura” (…) L’ideale sarebbe poter ottenere ciò che si vuole solo inflettendo il gioco dell’interazione tra gli elementi naturali. Questione di osservare, conoscere, e solo poi agire.’ (Gilles Clément, Manifesto del Terzo paesaggio).
Riporto un’esperienza concreta affrontata in un sito molto delicato, di connessione tra la darsena cittadina e le antiche mura urbane della città di Ferrara, in cui differenti tecnologie innovative hanno saputo convergere in un progetto unitario con il massimo rispetto delle condizioni naturali e ambientali.
Ogni scelta progettuale per la riqualificazione dell’area “ex-Camilli” di Ferrara è stata dettata dal contesto, particolarmente problematico dal punto di vista ambientale, per via della presenza in situ di un punto di stoccaggio e vendita di prodotti petroliferi fino all’anno 2000, con conseguente traccia in falda di idrocarburi, già oggetto di due interventi di bonifica da parte dell’Amministrazione, consistenti in un capping superficiale di argilla su tutta la superficie del lotto e nell’iniezione di ossigeno in falda attraverso piezometri posizionati nelle zone maggiormente compromesse.
Tutto il pregresso storico e le caratteristiche del terreno hanno determinato in maniera fondamentale le scelte progettuali per la riqualificazione dell’area, che rappresenta un corridoio verde di collegamento tra la città storica e il fiume: si sono adottate soluzioni progettuali innovative in termini di fitorimedio, utilizzando le specie arboree più adatte a questo scopo, e si sono articolati gli spazi verdi mediante l’utilizzo di variazioni altimetriche e dossi.
L’area, pensata come un’infrastruttura verde adibita al solo transito e non alla sosta e/o allo svolgimento di attività permanenti, ha assunto un ruolo di attenuazione degli estremi termici e dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, capace, quindi, di aiutare il conseguimento del “benessere urbano”.
Il percorso ciclopedonale, elemento principale del progetto che segna longitudinalmente l’intero lotto, con un andamento sinuoso in direzione nord-sud, assecondando le interferenze rappresentate dalla presenza dei piezometri per la bonifica dell’area, è stato realizzato in Terra Solida, garantendo al tempo stesso ottima tenuta al traffico ciclabile, una superficie perfettamente drenante e a impatto naturale.
Si è inoltre realizzato un percorso pedonale alternativo nel verde (“dog path”), che asseconda un attraversamento più lento, scandito dal ritmo delle singole scelte progettuali (isole d’ombra, percorsi tra i dossi, isole di erbacee perenni).

La matrice comune dei due percorsi – ed in generale di tutto il “concept progettuale” – è fondata su un impatto naturale: la permeabilità, la scelta dei materiali e la forma stessa dei percorsi, le modalità di fruizione e l’abbondanza e varietà della vegetazione hanno come riferimento culturale e percettivo un’idea di parco urbano, più che uno spazio di architettura costruita o comunque dichiaratamente disegnata.”
Strade e pavimentazioni ecocompatibili: Qual è l’importanza delle pavimentazioni ecocompatibili nella progettazione del paesaggio urbano e quali materiali o tecniche sta vedendo emergere in questo campo?
“Sicuramente il tema dell’‘impronta ambientale’ è prioritario nella scelta dei materiali da costruzione, in particolare per quanto riguarda i materiali costitutivi della progettazione del paesaggio. È ormai acquisita una sensibilità comune e diffusa che conduce alla scelta di sistemi con buone prestazioni a livello di sostenibilità ambientale.
Nello specifico, per quanto riguarda le pavimentazioni, è importante valutare non soltanto un’analisi del ciclo di vita dei materiali, ma anche l’impatto che le nuove superfici hanno nel contesto in cui vanno posate, sia a livello di percezione visiva che ambientale e di permeabilità.
In questo periodo di grandi mutamenti dovuti al cambiamento climatico, la gestione dell’acqua è un tema assolutamente prioritario per una progettazione consapevole: è necessario garantire quanto più possibile il drenaggio e l’assorbimento dell’acqua piovana, tanto più negli interventi realizzati all’interno di centri urbani, spesso già fortemente compromessi da politiche di cementificazione e impermeabilizzazione dei suoli reiterate negli anni, i cui effetti disastrosi divengono sempre più frequenti ed evidenti.”
Cambiamento climatico e progettazione illuminata: Come si può progettare un paesaggio che funzioni come “anticorpo” contro gli effetti del cambiamento climatico, e quali strategie sta implementando per garantire la sostenibilità del suolo?
“La sfida si gioca sul filo sottile dell’equilibrio tra natura e uomo, che oggi può avvalersi di tecnologie sempre più affinate per piegare il progetto alle proprie intenzioni. Al tempo stesso, l’uomo deve avere l’umiltà e la lungimiranza di fare un passo indietro, riconoscendo alla natura il ruolo di attore principale nella definizione di ogni progetto paesaggistico. Oggi come mai, la centralità dell’uomo all’interno del processo progettuale deve essere finalizzata ad osservare e assecondare la natura: seguendo i dettami del “design bioispirato” e delle ricerche sviluppate nell’ambito della “biomimetica”, tanto in voga in questi anni, ogni forma di progettazione può essere condotta considerando la selezione naturale come una sorta di “millenario laboratorio di ricerca e sviluppo” con cui la Natura ha, nel corso di migliaia di anni, progressivamente affinato soluzioni alle proprie esigenze, elaborando soluzioni che noi oggi possiamo osservare, studiare e sfruttare/riproporre.
Banalmente, ogni progettazione illuminata deve essere orientata verso la massima riduzione delle superfici impermeabili, verso l’incremento delle aree verdi scegliendo le essenze che di volta in volta possono essere più idonee al contesto specifico e alle peculiari caratteristiche ambientali.
Lo stesso vale per l’esito formale del progetto di paesaggio, che deve adattarsi al sito in cui si inserisce, liberandosi da intenzioni di autoreferenzialità del progettista.”
Valorizzazione Estetica tra Natura e Storia: In che modo riesce a unire l’estetica del paesaggio con la valorizzazione della storia e della cultura locale, e quali sfide ha incontrato in questo processo di integrazione?
“Come già chiarito, non credo che esista una ‘estetica del paesaggio’ a prescindere dai valori culturali, storici e ambientali che ogni sito oggetto di intervento porta con sé.
Nello specifico del progetto presentato, una volta ridata voce agli aspetti naturali del sito attraverso la demolizione di fabbricati, aree di parcheggio e superfici asfaltate insistenti sull’area di progetto, le scelte inerenti il verde urbano sono state guidate da elementi legati alla stratigrafia del terreno e al paesaggio urbano circostante, edificato secondo logiche della prima periferia del secondo Novecento.
Pertanto, se da un lato sono stati progettati filari di alberature ad alto fusto (Carpinus betulus fastigata) a schermare i palazzi circostanti, all’interno del parco sono state scelte essenze che potessero contribuire al piano di bonifica dagli idrocarburi in atto, in termini di fitorisanamento (prevalentemente salici, pioppi).
Data la presenza di capping in argilla (impermeabile) nella stratigrafia del terreno, si è pensato alla realizzazione di dossi che consentissero alle alberature di radicare in terreno permeabile nei primi anni di vita.
Nelle zone maggiormente interessate dalla presenza di idrocarburi in falda e presidiate da piezomentri, si sono realizzate aiuole di erbacee perenni, atte a proteggere l’impianto di bonifica, ridurre la manutenzione, implementare il processo di fitorisanamento (Miscanthus, Muhlenbergia capillaris, menta Elsholtzia, Perowskia,…) e distribuite in modo che la progressiva fioritura marcasse il fluire delle stagioni.
La natura stessa del sito ha suggerito le linee progettuali: zone d’ombra, permeabilità, gestione dell’acqua e fitorimedio sono l’asse portante dell’intero processo, fino anche alla definizione del disegno complessivo e delle specifiche soluzioni formali.
“Non volevo cambiare giardino ogni volta. Non volevo sostituire le piante ogni stagione. Volevo creare giardini che potessero rimanere e cambiare da soli” (Piet Oudolf).
Il Cuore del Paesaggio
Questa intervista ha offerto uno sguardo approfondito sulle sfide e le opportunità che caratterizzano la progettazione del paesaggio moderno. L’architetto Beppe Marchi ci ha illustrato con passione l’importanza di un approccio sensibile, in cui tecnologia e natura si integrano per creare spazi che rispettano l’identità territoriale. Le soluzioni innovative presentate testimoniano come il dialogo tra uomo e ambiente possa condurre a risultati sostenibili e armoniosi. Questo percorso di riflessione stimola i progettisti a riconsiderare il ruolo della natura nella definizione degli spazi urbani, ispirando nuovi modelli per il futuro del design paesaggistico. Una visione che rinnova l’impegno ambientale.